“Federer si comportava come un bambino”: la confessione spiazza i tifosi

Un vecchio avversario ha descritto Federer in termini davvero inaspettati, rivelando un dettaglio dello svizzero sconosciuto a molti.

In questi giorni in molti stanno rispolverando vecchi episodi della carriera di Roger Federer, conclusasi in Laver Cup dopo un commovente tributo. Ed in tanti colleghi, vecchi e nuovi, hanno voluto esprimere la loro opinione su tutto quello che il quarantunenne di Basilea ha rappresentato per il tennis.

“Federer si comportava come un bambino”: la confessione spiazza i tifosi
“Federer si comportava come un bambino”: la confessione spiazza i tifosi (Ansa)

Alcuni hanno parlato dell’impatto che ha avuto sullo sport, e su come sia riuscito a portarlo in un’altra dimensione, verso anche un bacino di pubblico più esteso. Altri, però, ha tratteggiato in maniera più precisa la figura del 20 volte campione Slam, anche fuori dal campo. Su molte di queste cose si è espresso anche Tomas Berdych, avversario di tante battaglie, che ha rivelato un atteggiamento spesso sottovalutato da parte di Federer.

Federer come un bambino, il racconto sul lato sconosciuto del campione svizzero

Federer come un bambino, il racconto sul lato sconosciuto del campione svizzero
Federer come un bambino, il racconto sul lato sconosciuto del campione svizzero (Ansa)

A iDnes, Berdych ha parlato anche della rivalità del fenomeno classe 1981 con Rafael Nadal e Novak Djokovic, dando – con parametri molto particolari – la sua preferenza. Tra le altre cose, poi, è emersa la descrizione di Federer come un uomo che, nonostante i suoi successi, si comportava spesso in un modo più “naturale” di quel che si possa credere.

“Quando lo si incontrava negli spogliatoi o da qualche altra parte fuori dal campo, se non si sapesse chi fosse, la gente non avrebbe non avrebbe mai pensato a lui come ad uno dei migliori atleti del mondo”, ha confessato Berdych. C’erano momenti in cui si comportava come un bambino e faceva stupidaggini, ha aggiunto, come a segnare la grande spontaneità dell’otto volte re a Wimbledon, un vero tratto distintivo della sua leggendaria carriera.

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