Stakhovsky e Dolgopolov, che dramma per i tennisti: non è ancora finita

Con il prolungarsi del conflitto tra Russia e Ucraina e l’insuccesso delle mediazioni diplomatiche, si registra una certa tensione anche in ambito sportivo

Secondo dati ufficiosi che arrivano da associazioni di osservatori internazionali, gli sportivi caduti tra i volontari, i militari e le vittime civili nel conflitto tra Russia e Ucraina sono diverse decine. Molti dei quali professionisti. Da una parte e dall’altra.

Stakhovsky e Dolgopolov
Stakhovsky e Dolgopolov con l’Ucraina – Tennispress

Ci sono stati casi che hanno fatto discutere. Sportivi russi che hanno solidarizzato con i propri militari indossando la “Z” dipinta sui carri armati che invadevano il confine sulla propria divisa. E per questo sono stati sanzionati o squalificati. Altri invece hanno preso le distanze dal governo e dalle azioni militari russe. E per questo sono stati sospesi dalla loro federazione agonistica.

Russia e Ucraina, il confronto sul campo da tennis

Quasi tutte le rappresentative di Russia e Bielorussia, anche quelle di tennis, sono sospese da qualsiasi competizione internazionale. Ma mentre lo sport continua a chiedere dialogo, diplomazia e una soluzione pacifica al conflitto ci sono anche sportivi ucraini che chiedono ai colleghi russi di prendere una posizione critica e chiara rispetto al governo di Putin.

Gli ultimi a intervenire in questo senso sono stati Sergiy Stakhovsky e Alex Dolgopolov, professionisti ucraini del circuito ATP che nel corso di una lunga intervista al quotidiano francese L’Equipe hanno chiesto ai colleghi russi di schierarsi in modo chiaro contro la guerra.

Il caso di Stakhovsky e Dolgopolov

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Un carrarmato abbandonato nei pressi di Kiev – Tennispress

“La neutralità e il silenzio non possono più bastare – dice Stakhovsky, che per diversi mesi ha prestato servizio nel reparto carristi impegnato nel Donbass – sarebbe davvero importante che tutte le voci dello sport e non solo quelle del tennis si schierassero in modo unanime contro la guerra. Chi fa sport non può convivere con una mostruosità del genere.”

Sergiy Stakhovsky si definisce un miracolato: “Il carro sul quale ci stavano spostando nel Donbass è stato colpito da un missile. Ci sono stati dei feriti. Io posso solo dire di essere stato estremamente fortunato. La mia stagione di tennis non inizierà, non ora. Torno al fronte”.

Anche Alex Dolgopolov non sarà in Australia per i tornei di Adelaide e l’Australian Open: “Ho visto cadaveri, fosse comuni, famiglie devastate e villaggi distrutti. Con quale stato d’animo potrei allenarmi e giocare a tennis? Il mio contributo al paese è concreto. Sono un militare. Ma sfrutto la poca popolarità che ho per far sentire la mia voce. Spero che una volta che la guerra sarà finita i tennisti russi abbiamo una risposta da dare ai loro figli che gli chiederanno cosa hanno fatto per evitare che tutto questo accadesse. Perché la verità è che non hanno fatto assolutamente nulla”.

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