Djokovic e l’addio alla Serbia: il retroscena sulla proposta alla famiglia

Non molti sanno che, per Djokovic, c’è stata la possibilità di abbandonare la Serbia, cambiando nazionalità: il curioso retroscena

Oltre ad essere una delle più grandi leggende della storia del tennis, Novak Djokovic è anche oggi una vera icona per la Serbia. Che lo ha difeso in maniera compatta durante gli accadimenti in Australia dello scorso anno, e che dopo ogni vittoria importante, ancora oggi, lo festeggia come un vero eroe.

Djokovic e l'addio alla Serbia: il retroscena sulla proposta alla famiglia
Djokovic e l’addio alla Serbia: il retroscena sulla proposta alla famiglia (Ansa)

Un legame forte, quello del trentacinquenne di Belgrado con il suo paese, che spesso si è anche esposto per alcune questioni importanti riguardanti il popolo serbo. Eppure, nella sua carriera, c’è stato un momento che avrebbe potuto cambiare tutto, inducendo Djokovic a dire addio alla Serbia.

Djokovic e la proposta del cambio di nazionalità: la verità sulla vicenda con la LTA

Djokovic e la proposta del cambio di nazionalità: la verità sulla vicenda con la LTA
Djokovic e la proposta del cambio di nazionalità: la verità sulla vicenda con la LTA (Ansa)

Non è stata difatti sempre facile la vita da tennista dell’oggi 21 volte campione Slam. Negli anni della sua infanzia, in Serbia, c’era la guerra. E quando lui ha cominciato a giocare a tennis – non è un segreto – la famiglia versava in condizioni economiche molto difficili, nonostante il suo talento.

Un contesto che – ha rivelato The Guardian – ha portato alla possibilità che Djokovic arrivasse a giocare a tennis per la Gran Bretagna, prendendone anche la cittadinanza. Un’occasione che la Lawn Tennis Association, federazione britannica, ha effettivamente valutato. L’idea di reclutare un giocatore dal sicuro avvenire, in un momento in cui il tennis britannico dava poche speranze, con soli tre uomini nella Top-100 ed un Andy Muuray ancora troppo giovane per trascinare il movimento.

Così, nel 2006, la LTA, con l’allora amministratore delegato Roger Draper, ha contattato la madre di Djokovic offrendo dei cospicui finanziamenti e delle strutture migliori per allenarsi, giocando poi, un giorno, per la Gran Bretagna. Eventualità che si sarebbe verificata solo acquisendo la cittadinanza, dopo due anni dal trasferimento nel paese.

Alla fine, tuttavia, è arrivato il rifiuto dalla famiglia Djokovic. E lo stesso Novak ha chiarito tutto nel 2009: La Gran Bretagna mi offriva molte opportunità, perché avevano bisogno di qualcuno e Murray era l’unico. Deve essere stata una delusione per tutti i soldi che investono. Ma io avevo cominciato a farne un po’ per me, e a poter viaggiare con un pullman.

Sono serbo, sono orgoglioso di essere serbo, non volevo rovinare tutto solo perché un altro paese mi offriva condizioni migliori. Se avessi giocato per la Gran Bretagna, ovviamente avrei giocato esattamente come faccio per il mio paese. Ma nel profondo non avrei mai sentito una certa appartenenza, ha concluso. E pensare che, se avesse accettato, con la bandiera britannica avrebbe vinto ora sette titoli a Wimbledon, ed avrebbe formato una coppia incredibile in Coppa Davis con Murray.

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