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Adriano Panatta non le manda a dire: “Non lo sopporto”

Adriano Panatta si scaglia contro alcuni aspetti del tennis moderno che davvero non gradisce

Adriano Panatta on fire. Nudo e crudo, diretto senza mezzi termini come è sempre stato, la leggenda del tennis italiano ci è andato giù duro in un’intervista rilasciata a Libero. Nel 1976 ha portato la Coppa Davis all’Italia, per la prima ed unica volta – fin qui – nella storia del tennis italiano.

Adriano Panatta (Ansa Foto)

Una squadra scelta dal capitano non giocatore Nicola Pietrangeli, con Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli e Paolo Bertolucci, oltre ovviamente ad Adriano Panatta. E di Coppa Davis ha parlato proprio ai colleghi, andando giù davvero molto duro.

Non esiste più la Coppa Davis” ha rimuginato, “mi si accendono solo ricordi” spiegando anche il suo punto di vista. “E’ un’altra cosa, è la Coppa Piquet, non la Davis, visto che l’ex calciatore del Barcellona è tra gli ideatori. Che attinenza ha con la mia Davis?” si è chiesto l’ex campione italiano.

Questa Davis è un terno al lotto, deciderà solo il doppio in caso di punteggio di 1-1. Nella mia Davis, c’erano un doppio e quattro singolari, si poteva correggere un singolare non andato bene” ha spiegato.

Adriano Panatta non le manda a dire: che attacco

Adriano Panatta (Ansa)

Adriano Panatta, poi, ha “sfruttato” gli infortuni di Sinner e Berrettini, assenti con l’Italia in Coppa Davis, per analizzare anche questa situazione sempre più ricorrente nel tennis odierno. “Gli infortuni sono colpa di questo tennis esasperato, si gioca male, come se fosse una Formula 1 il corpo umano. I tanti infortuni non colpiscono solo gli italiani”.

Definito “extraterrestre” Roger Federer, “di un altro pianeta, elegante, capace di vincere uno Slam a 36 anni e giocare fino ai 40“, Panatta è convinto che lo svizzero “sarebbe ancora in circolazione se non avesse avuto quei problemi ai ginocchio“.

Rapportato al tennis odierno, poi, ha anche evidenziato cosa non sopporta nel tennis odierno. “La musica house che nei cambi di campo viene sparata ad alto volume, ma anche le canottiere orrende che alcuni giocatori indossano fino naturalmente alla maleducazione in campo“.

Peraltro quest’ultimo aspetto sempre più diffuso, sia nei confronti dell’avversario che anche e soprattutto nei confronti dell’arbitro, con proteste vibranti e decisamente fuori luogo, fino a gesti davvero eclatanti, come il gettare la racchetta a terra con violenza che rappresentano un’assenza di rispetto totale nei confronti anche del pubblico che assiste alla gara.

Giovanni Spinazzola

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